• Nella quotidianità della vita

    La parola “diacono” vuol dire “servo”, ed indica una peculiare scelta che Gesù stesso ha compiuto nella sua vita terrena. Egli infatti afferma di “non essere venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per molti” (Mt 20,28).
    L’espressione “permanente” intende distinguere il diacono, ordinato per diventare poi presbitero, da colui che rimane diacono per tutta la vita. Quest’ultimo può essere celibe o sposato e vive la sua vocazione continuando a svolgere la propria professione. È proprio questa ordinarietà che lo contraddistingue: il rimanere dentro il vissuto concreto di ogni giorno, a fianco di tutti i cristiani laici che, in famiglia e nel lavoro, vivono la quotidianità della fede. Vi rimane, però, da protagonista, in quanto vuole servire il Signore con la testimonianza attiva e propositiva della sua fede “predicata” con la vita. È la scelta della vita intesa come luogo di ascolto, di condivisione, di annuncio, di carità e di servizio, segnale incisivo che il diacono intende offrire alle comunità in cui è inserito, chiamato e ordinato per servire la comunità e i suoi membri prediletti, che sono i poveri e i sofferenti.

  • Testimoniare la bellezza della comunità cristiana

    L’istituzione del diaconato è fatta risalire agli stessi apostoli, secondo il noto testo degli Atti, che così racconta: “I Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.” (6,1-6).
    Anche il diacono permanente viene scelto per servire la comunità, non per suoi particolari meriti umani di abilità, di censo o di competenza, ma per un dono che riceve dall’alto, gratuitamente, e che altrettanto gratuitamente è chiamato a mettere a disposizione degli altri, per puro amore.
    Come diaconi permanenti si è chiamati a servire la comunità avendo innanzitutto premura per le singole persone che la compongono, a partire da quelle più bisognose di cura e di bene. Il servizio del diacono tende sempre a unire, e mai a separare. Egli non è una persona di parte, ma di riconciliazione e di incontro, costruisce relazioni adulte, mature, con umiltà e dedizione, superando sia l’orgoglio di contare nella comunità che la ricerca della gratificazione personale.

  • Chiamati e scelti da Cristo servo

    Il cuore della vocazione al diaconato permanente è la chiamata del Signore. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituito perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16): così dice Gesù ai suoi discepoli, indicando che a fondamento della loro scelta di seguirlo c’è Lui. È una chiamata che viene prima del servizio, e qualifica il rapporto con Cristo sul piano della fede e dell’amicizia.
    Certo resta misteriosa. Ogni diacono, presbitero, o persona consacrata, sa che può dire a sé stesso: perché ti sei rivolto proprio a me, Signore? Io, ci risponde il Signore, non guardo i meriti o le qualità o le capacità; io guardo al cuore, e scelgo coloro che voglio secondo il mio pensiero e i miei progetti, non i vostri.
    Diventare diaconi è accogliere una chiamata ad uscire da sé stessi, è accettare di venire espropriati, perché questa è la dinamica dell’amore. Un cammino che conduce alla pienezza dell’umanità di Cristo, secondo la nota affermazione dell’apostolo Paolo, che dice: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20). È da questa unione di fede con Cristo, nutrita dalla Parola di Dio e dalla preghiera, che il diacono trae la forza di donarsi agli altri, in particolare ai poveri: sia quelli che mancano dei beni essenziali per vivere dignitosamente, sia quelli che sono privi dei beni spirituali necessari ad una esistenza piena di valore e di speranza.

  • Vivere nel Sacramento del matrimonio e dell'Ordine

    Molti diaconi permanenti sono stati chiamati a questo ministero da sposati. In questo caso una condizione per la accoglienza della domanda a iniziare il percorso per diventare diaconi permanenti, è che le mogli e i figli siano coinvolti nel cammino formativo e spirituale. Le mogli saranno poi chiamate a dare il loro consenso scritto affinché il proprio marito possa essere ordinato.
    Il Matrimonio è sacramento che fonda l’unità dei coniugi e sostiene il loro amore per sempre, fedele, indissolubile e fecondo di vita. Ogni scelta di vita decisiva dell’uno non può che coinvolgere anche l’altro, perché così la vita matrimoniale e familiare si espande nella grazia e si consolida nell’amore.
    Il ministero ordinato del diaconato arricchisce dunque la relazione sponsale, e ne viene a sua volta arricchito, di una comune esperienza di fede nel Signore, affina la sensibilità ecclesiale di entrambi, la vita di coppia diviene più aperta e attenta alle necessità dei poveri. È una sintonia spirituale che va coltivata nella preghiera comune. Anche le mogli sono chiamate a partecipare a tutto il percorso formativo del marito, prendendo parte agli incontri che ogni fase del cammino preparatorio prevede.
    La famiglia del diacono, dentro una vita che la gente ritiene “normale”, per nulla straordinaria o speciale, diventa stimolo a vivere la fede in Cristo nella via coraggiosa del servizio.

  • Uniti al Vescovo e da Lui mandati

    Sostenuti dall’unione con Cristo servo, i diaconi permanenti svolgono il loro ministero nella comunità secondo il mandato che ricevono dal Vescovo. Tra il Vescovo c’è, o dovrebbe esserci, uno stretto legame di comunione e di fraternità in Cristo.
    All’inizio della storia della Chiesa ogni Vescovo aveva vicino a sé la diaconia, una comunità diaconale a servizio del suo ministero di Pastore. I diaconi servivano il Vescovo nelle celebrazioni eucaristiche proclamando il Vangelo, aiutandolo nelle sue funzioni. Egli inviava i diaconi nelle diverse comunità di cristiani per portare la sua parola e aiutare i cammini pastorali. Soprattutto i diaconi avevano il compito di visitare, a nome del Vescovo, i poveri e di dare loro il sostegno della sua carità rispondendo alle loro concrete necessità.
    Anche oggi i diaconi permanenti sono “inviati” dal Vescovo, per lo più nelle loro comunità di residenza, oppure in altre realtà bisognose del loro ministero. Non mancano tuttavia diaconi che vengono richiesti per servizi in ambiti diocesani o in ambienti particolari di vita e di lavoro.

  • I compiti pastorali specifici

    Quali sono oggi i compiti che la Chiesa di Vicenza ed il suo Vescovo affidano ai diaconi permanenti? Crediamo che il diacono permanente possa esprimere il suo ministero anzitutto favorendo la comunione tra presbiteri, laici e le varie realtà ecclesiali, di cui le nostre comunità sono così ricche, come pure coltivando una sintonia pastorale, costruendo reti di dialogo, di collaborazione ed un cammino di reciproca conoscenza e di incontro fraterno.
    La funzione del diacono permanente non è dunque solo quella di svolgere qualche specifico servizio, ma rientra nell’ordine dello stretto raccordo con i presbiteri in quanto il suo ministero lo fa partecipare al primo grado del sacramento dell’Ordine.
    Sarà il Vescovo a precisare gli ambiti in cui il diacono è inviato a operare. È importante che ogni presbitero sia consapevole del dono grande di poter contare in comunità su un diacono permanente e ne valorizzi con la massima cura, seguendone altresì la vita spirituale e formativa per il bene della comunità stessa.
    Ad ogni diacono è richiesta inoltre la partecipazione fedele e attiva alla comunità diaconale, luogo privilegiato per i momenti di incontro spirituale e di formazione.

  • La comunità diaconale di Vicenza

    La comunità diaconale della diocesi di Vicenza è attualmente composta da 44 diaconi permanenti (33 coniugati, 11 celibi) di cui 3 sono extradiocesani. Attualmente la comunità è guidata dal don Giovanni Sandonà – delegato del Vescovo per il diaconato permanente - e coordinata dal diacono Francesco Stropparo. Se guardiamo alla composizione dell’attuale comunità vediamo che il Signore ha chiamato persone diverse: c’è il celibe e lo sposato, chi ha figli e chi non ne ha, chi lavora e chi è in pensione, chi è libero professionista e chi fa un lavoro dipendente, chi ha titoli di studio e chi ne è privo. Di conseguenza anche il servizio pastorale risulta variegato, collegato con l’esperienza familiare e lavorativa, con le caratteristiche personali dei singoli diaconi, nonché quelle delle comunità dove si opera.
    I diaconi permanenti sono pressoché tutti impegnati in parrocchia o in Unità Pastorali; alcuni prestano il loro servizio anche nelle Cappellanie di diversi ospedali del nostro territorio.
    La comunità si incontra una volta al mese e frequenta gli Esercizi Spirituali una volta l’anno. Ogni diacono poi partecipa attivamente ai percorsi di discernimento, preparazione e formazione dei nuovi diaconi.

Nella quotidianità della vita

La parola “diacono” vuol dire “servo”, ed indica una peculiare scelta che Gesù stesso ha compiuto nella sua vita terrena. Egli infatti afferma di “non essere venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per molti” (Mt 20,28).
L’espressione “permanente” intende distinguere il diacono, ordinato per diventare poi presbitero, da colui che rimane diacono per tutta la vita. Quest’ultimo può essere celibe o sposato e vive la sua vocazione continuando a svolgere la propria professione. È proprio questa ordinarietà che lo contraddistingue: il rimanere dentro il vissuto concreto di ogni giorno, a fianco di tutti i cristiani laici che, in famiglia e nel lavoro, vivono la quotidianità della fede. Vi rimane, però, da protagonista, in quanto vuole servire il Signore con la testimonianza attiva e propositiva della sua fede “predicata” con la vita. È la scelta della vita intesa come luogo di ascolto, di condivisione, di annuncio, di carità e di servizio, segnale incisivo che il diacono intende offrire alle comunità in cui è inserito, chiamato e ordinato per servire la comunità e i suoi membri prediletti, che sono i poveri e i sofferenti.

Testimoniare la bellezza della comunità cristiana

L’istituzione del diaconato è fatta risalire agli stessi apostoli, secondo il noto testo degli Atti, che così racconta: “I Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.” (6,1-6).
Anche il diacono permanente viene scelto per servire la comunità, non per suoi particolari meriti umani di abilità, di censo o di competenza, ma per un dono che riceve dall’alto, gratuitamente, e che altrettanto gratuitamente è chiamato a mettere a disposizione degli altri, per puro amore.
Come diaconi permanenti si è chiamati a servire la comunità avendo innanzitutto premura per le singole persone che la compongono, a partire da quelle più bisognose di cura e di bene. Il servizio del diacono tende sempre a unire, e mai a separare. Egli non è una persona di parte, ma di riconciliazione e di incontro, costruisce relazioni adulte, mature, con umiltà e dedizione, superando sia l’orgoglio di contare nella comunità che la ricerca della gratificazione personale.

Chiamati e scelti da Cristo servo

Il cuore della vocazione al diaconato permanente è la chiamata del Signore.
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituito perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16): così dice Gesù ai suoi discepoli, indicando che a fondamento della loro scelta di seguirlo c’è Lui. È una chiamata che viene prima del servizio, e qualifica il rapporto con Cristo sul piano della fede e dell’amicizia.
Certo resta misteriosa. Ogni diacono, presbitero, o persona consacrata, sa che può dire a sé stesso: perché ti sei rivolto proprio a me, Signore? Io, ci risponde il Signore, non guardo i meriti o le qualità o le capacità; io guardo al cuore, e scelgo coloro che voglio secondo il mio pensiero e i miei progetti, non i vostri.
Diventare diaconi è accogliere una chiamata ad uscire da sé stessi, è accettare di venire espropriati, perché questa è la dinamica dell’amore. Un cammino che conduce alla pienezza dell’umanità di Cristo, secondo la nota affermazione dell’apostolo Paolo, che dice: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).
È da questa unione di fede con Cristo, nutrita dalla Parola di Dio e dalla preghiera, che il diacono trae la forza di donarsi agli altri, in particolare ai poveri: sia quelli che mancano dei beni essenziali per vivere dignitosamente, sia quelli che sono privi dei beni spirituali necessari ad una esistenza piena di valore e di speranza.

Vivere nel Sacramento del matrimonio e dell'Ordine

Molti diaconi permanenti sono stati chiamati a questo ministero da sposati. In questo caso una condizione per la accoglienza della domanda a iniziare il percorso per diventare diaconi permanenti, è che le mogli e i figli siano coinvolti nel cammino formativo e spirituale. Le mogli saranno poi chiamate a dare il loro consenso scritto affinché il proprio marito possa essere ordinato.
Il Matrimonio è sacramento che fonda l’unità dei coniugi e sostiene il loro amore per sempre, fedele, indissolubile e fecondo di vita. Ogni scelta di vita decisiva dell’uno non può che coinvolgere anche l’altro, perché così la vita matrimoniale e familiare si espande nella grazia e si consolida nell’amore.
Il ministero ordinato del diaconato arricchisce dunque la relazione sponsale, e ne viene a sua volta arricchito, di una comune esperienza di fede nel Signore, affina la sensibilità ecclesiale di entrambi, la vita di coppia diviene più aperta e attenta alle necessità dei poveri. È una sintonia spirituale che va coltivata nella preghiera comune. Anche le mogli sono chiamate a partecipare a tutto il percorso formativo del marito, prendendo parte agli incontri che ogni fase del cammino preparatorio prevede.
La famiglia del diacono, dentro una vita che la gente ritiene “normale”, per nulla straordinaria o speciale, diventa stimolo a vivere la fede in Cristo nella via coraggiosa del servizio.

Uniti al Vescovo e da Lui mandati

Sostenuti dall’unione con Cristo servo, i diaconi permanenti svolgono il loro ministero nella comunità secondo il mandato che ricevono dal Vescovo. Tra il Vescovo c’è, o dovrebbe esserci, uno stretto legame di comunione e di fraternità in Cristo.
All’inizio della storia della Chiesa ogni Vescovo aveva vicino a sé la diaconia, una comunità diaconale a servizio del suo ministero di Pastore. I diaconi servivano il Vescovo nelle celebrazioni eucaristiche proclamando il Vangelo, aiutandolo nelle sue funzioni. Egli inviava i diaconi nelle diverse comunità di cristiani per portare la sua parola e aiutare i cammini pastorali. Soprattutto i diaconi avevano il compito di visitare, a nome del Vescovo, i poveri e di dare loro il sostegno della sua carità rispondendo alle loro concrete necessità.
Anche oggi i diaconi permanenti sono “inviati” dal Vescovo, per lo più nelle loro comunità di residenza, oppure in altre realtà bisognose del loro ministero. Non mancano tuttavia diaconi che vengono richiesti per servizi in ambiti diocesani o in ambienti particolari di vita e di lavoro.

I compiti pastorali specifici

Quali sono oggi i compiti che la Chiesa di Vicenza ed il suo Vescovo affidano ai diaconi permanenti? Crediamo che il diacono permanente possa esprimere il suo ministero anzitutto favorendo la comunione tra presbiteri, laici e le varie realtà ecclesiali, di cui le nostre comunità sono così ricche, come pure coltivando una sintonia pastorale, costruendo reti di dialogo, di collaborazione ed un cammino di reciproca conoscenza e di incontro fraterno.
La funzione del diacono permanente non è dunque solo quella di svolgere qualche specifico servizio, ma rientra nell’ordine dello stretto raccordo con i presbiteri in quanto il suo ministero lo fa partecipare al primo grado del sacramento dell’Ordine.
Sarà il Vescovo a precisare gli ambiti in cui il diacono è inviato a operare.
È importante che ogni presbitero sia consapevole del dono grande di poter contare in comunità su un diacono permanente e ne valorizzi con la massima cura, seguendone altresì la vita spirituale e formativa per il bene della comunità stessa.
Ad ogni diacono è richiesta inoltre la partecipazione fedele e attiva alla comunità diaconale, luogo privilegiato per i momenti di incontro spirituale e di formazione.

La comunità diaconale di Vicenza

La comunità diaconale della diocesi di Vicenza è attualmente composta da 44 diaconi permanenti (33 coniugati, 11 celibi) di cui 3 sono extradiocesani. Attualmente la comunità è guidata dal don Giovanni Sandonà – delegato del Vescovo per il diaconato permanente - e coordinata dal diacono Francesco Stropparo. Se guardiamo alla composizione dell’attuale comunità vediamo che il Signore ha chiamato persone diverse: c’è il celibe e lo sposato, chi ha figli e chi non ne ha, chi lavora e chi è in pensione, chi è libero professionista e chi fa un lavoro dipendente, chi ha titoli di studio e chi ne è privo. Di conseguenza anche il servizio pastorale risulta variegato, collegato con l’esperienza familiare e lavorativa, con le caratteristiche personali dei singoli diaconi, nonché quelle delle comunità dove si opera.
I diaconi permanenti sono pressoché tutti impegnati in parrocchia o in Unità Pastorali; alcuni prestano il loro servizio anche nelle Cappellanie di diversi ospedali del nostro territorio.
La comunità si incontra una volta al mese e frequenta gli Esercizi Spirituali una volta l’anno. Ogni diacono poi partecipa attivamente ai percorsi di discernimento, preparazione e formazione dei nuovi diaconi.